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Politica

Donald Trump, non c’è pace: nuova accusa a sei giorni dall’insediamento | Il Dipartimento della Giustizia “inchioda” il Tycoon

Donald Trump il 20 gennaio si insedierà alla Casa Bianca. Un ritorno alla presidenza USA con la stoccata del Dipartimento di Giustizia.

Il conto alla rovescia è cominciato per Donald Trump: tra 6 giorni, il prossimo 20 gennaio, sarà insediato alla Casa Bianca come nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Prenderà il posto di Joe Biden. Kamala Harris farà opposizione, ma non sarà la sola dalle parti di Washington. Il celebre uomo d’affari ha vinto, ma le discussioni proseguono.

Donald Trump torna a Washington (Ansa) – cityrumors.it

La sua vittoria non è in dubbio, stavolta, ma ad alzare il polverone mediatico ci pensa il procuratore Jack Smith. L’uomo, direttamente dal Dipartimento della Giustizia, fa pervenire un rapporto di 174 pagine dove spiega come Donald Trump – se non fosse stato eletto Presidente USA – sarebbe potuto finire a processo con l’accusa di interferenze elettorali.

Donald Trump, nuove accuse al neo Presidente USA

I fatti risalgono alle elezioni del 2020, lo stesso anno dell’assalto a Capitol Hill da parte di facinorosi, e ci sarebbero evidenze in grado di mettere in dubbio la trasparenza del Tycoon. Nel rapporto in questione è descritto nei minimi dettagli il piano di Donald Trump per indirizzare la tornata elettorale a suo favore.

Nuove accuse al neo Presidente USA (Foto da Ansa) – Cityrumors.it

Diversi sono gli aspetti che metterebbero alle strette il noto businessman. L’uomo, tuttavia, non raccoglie le provocazioni e attacca Smith dal social che adopera abitualmente. Su Truth, infatti, Donald Trump non esita a definire Jack Smith uno “squilibrato” che “inventa dossier per attaccarmi”. Insomma gli artigli del prossimo Presidente USA già sono affilati, ma la comunità americana si chiede come sia possibile – a fronte di tutte queste evidenze del Dipartimento di Giustizia – che Trump non venga processato.

Il rapporto del Dipartimento di Giustizia

Il motivo è nella legislazione statunitense: la Costituzione Americana proibisce di continuare l’incriminazione e l’azione penale contro un Presidente insediato. A prescindere dalla gravità dei crimini imputati. Tutto congelato, dunque. Nella fattispecie giuridica, ma non nella sostanza.

Il neo Presidente USA attaccato dal Dipartimento di Giustizia (Ansa Foto) Cityrumors.it

Il ciclone mediatico che ha coinvolto questa ulteriore rimostranza, firmata Jack Smith, ha alimentato nuovi dissapori: i personaggi più illustri d’America cominciano a storcere il naso. In primis l’attore Robert De Niro, il quale non ha mai smesso di attaccare il Tycoon: “Un ignorante senza appello”, l’ha definito a più riprese.

I capi d’imputazione

Stavolta, citando il procuratore Jack Smith, ci sarebbe anche dell’altro: ovvero Donald Trump avrebbe “fatto pressioni” su funzionari statali ed “esercitato intimidazioni” sul vicepresidente di allora (2020) Mike Pence. Accuse circostanziate che non danno seguito ad alcuna conseguenza, per ora, ma alimentano ulteriore bagarre attorno a un insediamento già molto discusso.

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La sicurezza attorno alla Casa Bianca è ai massimi livelli: si teme qualche rappresaglia, non è la prima volta che The Donald è al centro di scenari complessi. L’impressione, però, è che il vero scontro (dialettico) avverrà dopo l’insediamento: il Tycoon è pronto a rispondere colpo su colpo ai detrattori. Il procuratore Jack Smith è in prima fila.

Andrea Desideri

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