Parla una delle donne simbolo del movimento della “nonne di Plaza de Mayo” e dice di non essere molto ottimista dell’arrivo di Milei
In Argentina il cambiamento non viene accettato da tutti. Anzi si prevedono lotte e proteste continue, soprattutto da parte di un movimento storico che ha permesso al mondo di venire a conoscenza di tutto quello che è successo in Argentina durante la dittatura militare. E’ il movimento delle Madri e delle Nonne di Plaza de Mayo che tutti i giovedì alle 15.30 dai tempi della dittatura militare si riunisce a cento metri dalla Casa Rosada, il palazzo del governo. Il 10 dicembre è previsto l’insediamento di Javier Milei. Un personaggio, il presidente eletto, che non piace molto al movimento, se non altro perché appoggia idealmente la dittatura militare, rivendicandola perfino, in più nega i 30mila desaparecidos e tratta il movimento dei diritti umani con frasi che sembrano ricordare proprio uno dei periodi più bui dell’Argentina.
MIlei, neoliberale e di ultradestra, nella sua nuova avventura sarà accompagnato dalla vice Victoria Villaruel, ed è soprattutto lei una delle principali nemiche del movimento delle Madri e Nonne di Plaza de Mayo, considerato che Vilaruel ha dedicato una vita alle organizzazioni che rivendicano i militari e sostengono che in Argentina non ci fu dittatura ma una “guerra” tra lo Stato e i guerriglieri. Non proprio una cosa facile da accettare, soprattutto dopo le condanne nazionali e a livello internazionali che ci sono state. “Se sono preoccupata dall’arrivo di Milei? Non mi sorprende. Non iniziamo a dare la colpa ai “Milei“. Le colpe sono passeggere. Lavoriamo piuttosto per sostenere queste bandiere come abbiamo sempre fatto. Adesso più che mai”.
Cortinas più che arrabbiata è amareggiata e delusa, ma non abbattuta. Sa bene perché Milei ha vinto e lo spiega: “Perché l’Argentina è disfatta. Le famiglie impoverite con il governo di Alberto Fernández stanno soffrendo. Abbiamo perso sovranità, potere economico e abbiamo di fronte ancora il peggio: verranno per il litio, il petrolio, per un sacco di risorse che abbiamo e di cui dovremmo prenderci cura. Prepariamoci a scendere in strada ogni giorno”.
A 93 anni, con oltre cinquanta anni di lotta, non sarà semplice scendere in strada e protestare ogni giorno, soprattutto per Nora, ma lei prontamente risponde: “Questi decenni mi hanno dimostrato che la storia la facciamo noi, non i presidenti. Uno come Milei viene eletto per affari, non per idee. Al contrario nostro. Perciò dobbiamo unirci, stare in contatto, fare riunioni, volerci, amarci. Per sopportare quest’epoca difficile. L’Argentina ha vissuto di tutto, ci sono stati personaggi terribili, lui è uno di loro. Ma possiamo. Possiamo”.
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