Un gruppo di scienziati ha ufficializzato una scoperta unica. Destinata ad aiutare milioni di coppie che non riescono a completare una gravidanza
Il mondo della medicina, in continua evoluzione e sempre a caccia di nuove e importanti scoperte, può esultare. Gli scienziati sono stati protagonisti di una scoperta eccezionale, destinata a lasciare il segno e a cambiare il corso della storia. Almeno sotto il punto di vista delle nascite.

Alcuni ricercatori, dopo anni di studi e tentativi, sono sati in grado di ricreare in laboratorio il rivestimento di un utero: una scoperta che promette di far luce sulle misteriose fasi iniziali della gravidanza umana e sulle anomalie che possono portare ad aborti spontanei e complicazioni mediche. Un passo in avanti che gli esperti hanno ritenuto fondamentale.
L’esperimento e lo studio dell’embrione: ecco come può cambiare la situazione
In esperimenti di laboratorio, embrioni umani allo stadio iniziale (donati da coppie dopo trattamenti di fecondazione in vitro) si sono impiantati con successo nel rivestimento artificiale e hanno iniziato a produrre composti chiave, come l’ormone che fa apparire la linea blu nei test di gravidanza. Questo approccio ha permesso agli scienziati di studiare l’evoluzione tra l’embrione e il rivestimento dell’utero durante le prime settimane di gestazione. Quelle generalmente più problematiche e dove possono sorgere le difficoltà più eminenti. “È incredibile vederlo”, ha dichiarato il Dr. Peter Rugg-Gunn, autore senior dello studio e leader del gruppo presso il Babraham Institute di Cambridge. “In precedenza avevamo solo istantanee di questa fase critica. Questo ci apre molte nuove direzioni”.

Si tratta di una scoperta ritenuta cruciale. Un passo avanti fondamentale in ambito medico. L’impianto avviene circa una settimana dopo la fecondazione, quando l’embrione in via di sviluppo si attacca e poi si inserisce nella parete uterina. È una fase fondamentale, ma il processo è poco compreso perché estremamente difficile da osservare. Gran parte di ciò che sappiamo deriva da studi su isterectomie eseguite all’inizio della gravidanza più di mezzo secolo fa. La possibilità di studiare da vicino cosa accade, potrà portare a valutare con maggiore attenzione tutte le varie fasi. Anche quelle più difficili da affrontare.
L’utero artificiale è stato costruito con attenzione e grazie ad alcuni fattori. A campioni donati: I ricercatori hanno ottenuto tessuto uterino da donne sane, cellule isolate: sono stati isolati due tipi di cellule, le cellule stromali (che forniscono supporto strutturale) e le cellule epiteliali (che formano la superficie del rivestimento) e ingegnerizzazione: le cellule stromali sono state incapsulate in un materiale biodegradabile chiamato idrogel, con le cellule epiteliali posizionate sopra.
Come può cambiare la situazione? L’efficacia per scongiurare problemi legati alla gravidanza
I test hanno confermato che gli embrioni si sono attaccati e impiantati come sperato, aumentando la secrezione di gonadotropina corionica umana (hCG), il marcatore biochimico rilevato dai test di gravidanza. La tecnica ha permesso di osservare la crescita degli embrioni fino a 14 giorni dopo la fecondazione, che è il limite legale per la ricerca. Durante questo periodo, gli embrioni hanno formato cellule specializzate coinvolte nella crescita della placenta. Gli scienziati useranno ora questo modello per indagare cosa accade nei primi giorni dopo la fecondazione.

Un periodo considerato molto delicato e dove (purtroppo) si concentrano le problematiche che possono portare ad aborti spontanei o problemi di altro tipo. “Sappiamo che la metà di tutti gli embrioni non riesce a impiantarsi e non abbiamo idea del perché”, ha spiegato Rugg-Gunn. Trovare risposte potrebbe aumentare significativamente i tassi di successo della FIVET. Parallelamente, uno studio separato condotto da ricercatori cinesi ha identificato potenziali farmaci che potrebbero migliorare i tassi di impianto in pazienti con fallimento ripetuto dell’impianto (RIF), una condizione in cui embrioni di buona qualità non riescono a stabilire una gravidanza. John Aplin, professore di medicina riproduttiva all’Università di Manchester, ha sottolineato che in oltre 40 anni di procreazione assistita, i tassi di impianto sono rimasti ostinatamente bassi: “Questo lavoro permetterà di esplorare trattamenti volti a migliorare l’efficienza dell’impianto”.





