L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le compagnie petrolifere più importanti che operano in Italia con una multa milionaria
L’Antitrust ha accertato un cartello tra le principali compagnie petrolifere italiane per determinare un particolare prezzo concordato alla pompa per il periodo tra il 2022 e il 2023, comminando così una maxi multa da quasi un miliardo di euro. L’istruttoria è stata avviata grazie a una soffiata di un dipendente interno che, venuto a conoscenza dell’illecito, lo ha segnalato agli organi competenti. Una multa che ha riguardato Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil.
Gli automobilisti lo avevano sempre sospettato soprattutto negli ultimi tempi, quando il prezzo del carburante saliva una volta per colpa della crisi in Ucraina, una volta per quella in Medio Oriente, una volta per il Covid, una volta per il riscaldamento globale, senza però poi tornare più al valore precedente lo scoppio del problema. Un modo di fare troppo simile per tutte le pompe di benzina sul nostro territorio a prescindere della casa petrolifera interessata per non pensare male.
Inutile ricordare che il contesto geopolitico ha, soprattutto in questi ultimi anni, influenzato pesantemente i mercati energetici. La crisi tra l’Ucraina e la Russia, poi lo scoppio delle tensioni tra Israele e Iran e il fronte caldo in Medio Oriente, hanno fatto impennare le quotazioni petrolifere, causando un aumento rapido e marcato dei carburanti, con inevitabili ripercussioni sule tasche degli automobilisti. Ma il vero dubbio è sempre sorto quando il prezzo del petrolio scendeva nelle quotazioni al barile e questo non corrispondeva mai un calo del prezzo alla pompa dei carburanti, sia della verde sia del gasolio.
Ora, dopo la stangata che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha affibbiato alle maggiori compagnie petrolifere italiane che operano sul nostro territorio, forse, abbiamo capito il perchè. L’Antitrust infatti ha multato per quasi 1 miliardo di euro le più importanti compagnie petrolifere come Eni, Esso, IP, Q8, Saras e Tamoil con l’accusa di essersi accordate sul prezzo finale del carburante a discapito dei consumatori.
Questa pratica di accordo segreto, fatta allo scopo di limitare la concorrenza sul mercato e ottenere più profitto, viene chiamata anche “cartello” e risulta essere una pratica illegale che limita la concorrenza e la possibilità per il consumatore finale di scegliere quello più conveniente. “Ad esito della complessa istruttoria” si legge nella nota diffusa dall’ente, “è emerso che Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil si sono coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante, introdotta dalle compagnie per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore”. In quasi tre anni e mezzo, dal gennaio del 2020 al giugno del 2023, l’indagine ha accertato che il prezzo di questo componente si è addirittura triplicato senza un valido motivo.
Secondo l’Antitrust, gli aumenti sono stati resi possibili da scambi di informazioni diretti e indiretti tra le imprese, con rialzi quasi contestuali applicati da tutte le società coinvolte. E l’effetto finale sul consumatore è stato un incremento significativo del prezzo alla pompa. La multa più alta è stata inflitta a Eni, con 336,2 milioni di euro, seguita da Q8 con 172,5 milioni, Ip con 163,6 milioni, Esso con 129,3 milioni, Tamoil con 91 milioni e Saras con 43,7 milioni per un totale di 936,6 milioni di euro. Tutte le aziende hanno immediatamente risposto con note ufficiali al provvedimento preso contro di loro mostrando sorpresa e stupore per le accuse ricevute.
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