Questa volta i pirati informatici sono riusciti a violare i file dei computer di una delle società calcistiche del campionato italiano, chiedendo anche un riscatto per riaverli indietro
La continua spinta alla digitalizzazione di ogni aspetto che appartiene a ogni azienda ha di fatto aumentato le possibilità “lavorative” di chi riesce a violare, in maniera fraudolenta, i server e i pc rubando così file che poi possono essere rivenduti al mercato nero per essere oggetto di pubblicazione o utilizzo a scopi commerciali. Una violazione della privacy che arriva fino a quella personale, dato che in molte aziende sono conservati anche dati sensibili di ognuno di noi.
Mercoledì scorso, poche ore prima della partita del Bologna in Champions contro il Lille, i pirati del web hanno attaccato i sistemi informatici della società. Un furto, probabilmente su commissione, che poi è stato rivendicato sul dark web. Infatti sono stati gli stessi ignoti hackers ad aver riferito di essere riusciti a “bucare” le difese dei server della sede della società felsinea, rubando oltre 200 giga di dati e file.
L’attacco dei pirati informatici
Nessuno oramai può sentirsi al sicuro dagli attacchi dei pirati informatici capaci di violare quotidianamente i server di aziende, studi medici e società varie, mettendo a rischio la privacy di privati cittadini, ma anche i segreti professionali o i copyright. Lo scopo è chiedere poi un riscatto per la restituzione di queste migliaia di dati prima di essere messi in vendita sul mercato nero del dark web. L’ultimo eclatante episodio è accaduto al Bologna calcio, proprio mentre tutti gli uffici delle sede sociale erano chiusi per l’impegno calcistico in Champions League contro i francesi del LiIle.
Sono stati gli stessi hackers a rivendicare l’attacco informatico e il conseguente furto, sostenendo di essere entrati in possesso di migliaia di dati riservati. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da alcuni quotidiani tra il materiale rubato al club ci sarebbero tutti i piani aziendali, i contratti di sponsorizzazione, i dati finanziari, ma anche i dati personali, medici e riservati dei giocatori, dei tifosi e dei dipendenti.
Rubati file sensibili
Il club del presidente americano Joe Saputo sarebbe stato vittima anche di un vero e proprio ricatto da parte dei pirati informatici che avrebbero per questo chiesto una grossa cifra economica per riavere indietro i circa 200 giga di materiale e dati oggetto del furto. “La società Bologna Football Club 1909 Spa comunica che i propri sistemi di sicurezza sono stati recentemente oggetto di un attacco informatico di tipo ransomware, su un server in cloud e nel perimetro interno. Tale azione criminosa ha comportato il furto di dati aziendali che potrebbero essere oggetto di pubblicazione.
Si diffida pertanto chiunque ne venisse in possesso dal diffondere ovvero condividere ovvero fare qualsiasi altro utilizzo di tali dati in quanto provenienti da reato”. Questo il comunicato ufficiale emesso dalla società felsinea che si è messa subito a disposizione delle autorità inquirenti e della Polizia postale per cercare di risalire agli autori del furto. Una palese violazione della privacy che, oltre a mettere a rischio anche i piani aziendali della società, potrebbe far diventare di pubblico dominio i dati sensibili degli stessi tesserati al club. Infatti, nella rivendicazione fatta sul dark web, gli hackers hanno ammesso che nelle migliaia di file rubati ci sono anche quelli personali del tecnico della squadra Vincenzo Italiano, con le schermate del suo passaporto, dei suoi compensi e del suo IBAN.