Il provvedimento era presente all’interno di un emendamento dei relatori al decreto Infrastrutture, ma la maggioranza, viste anche le tante proteste arrivate dagli automobilisti, ha fatto marcia indietro
Alla fine il balzello era dovuto a un aumento del canone annuo da versare all’Anas, la società per azioni italiana che si occupa di infrastrutture stradali e gestisce la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale. Un costo aggiuntivo che andava a incidere direttamente sulle tariffe autostradali e quindi sugli automobilisti. Una novità che dal primo agosto avrebbe contribuito a rovinare le vacanze degli italiani che sempre più spesso utilizzano la propria automobile per spostarsi verso il luogo scelto per trascorrere la villeggiatura.

Le autostrade italiane sono in media le più care d’Europa. Con il loro complesso e costoso sistema di pedaggi, caselli, riscossioni e concessioni, fanno si che un tratto di 400 km tra Milano e Arezzo costi molto di più di un Parigi-Lione di quasi 500. Da 40 euro per il tratto italiano ai soli 33 per quello francese.
Un aumento che avrebbe rovinato le vacanze degli italiani
Proprio in coincidenza con il primo esodo estivo dei vacanzieri italiani, era previsto che scattasse un aumento generalizzato dei pedaggi autostradali in Italia, con rincari previsti per tutte le classi di veicoli, dalle auto ai mezzi pesanti. Un emendamento al decreto Infrastrutture che introduceva un incremento di un millesimo di euro al chilometro, pari a un euro ogni mille chilometri. L’obiettivo era coprire il fabbisogno strutturale di Anas, salito a circa 90 milioni l’anno per effetto di costi crescenti e allargamento della rete gestita.

Ma la notizia immediatamente ha fatto il giro del web e la protesta è montata talmente tanto nei giorni successivi che ora lo stesso Ministro Salvini avrebbe deciso di ritirare l’emendamento in attesa di tempi migliori. Tra i rincari della benzina, il costo di mantenimento mensile dell’auto, l’aumento delle assicurazioni, mancava anche il rialzo del pedaggio autostradale, già tra i più alti d’Europa, come ulteriore vessazione ai danni dell’automobilista italiano.
La marcia indietro del governo
L’incremento dei pedaggi era destinato ad Anas per coprire in modo definitivo il fabbisogno di risorse che negli ultimi anni è andato aumentando a causa di alcuni eventi, in particolare la ridefinizione della rete in gestione all’azienda e l’incremento dei costi per l’illuminazione pubblica delle strade e di altri costi per le attività della stessa Anas.

Sono bastate le prime polemiche per far fare marcia indietro al governo e nel giro di poche ore è arrivato il passo indietro del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. In una nota del ministero, infatti, Salvini ha chiesto di ritirare l’emendamento firmato dai relatori di tutte le forze di maggioranza. Poco dopo è arrivato anche l’annuncio di Fratelli d’Italia che ha fatto sapere di voler ritirare l’emendamento.