Una notte di paura per gli attivisti e di protesta in tutta Italia dopo il blocco di Israele per le imbarcazioni della Flotilla. Cosa accadrà nelle prossime ore
Il blitz delle autorità israeliane è scattato intorno alle 21 di ieri sera. Le imbarcazioni della Flotilla sono state prima avvicinate e subito dopo fermate con gli attivisti a bordo portati a terra per il riconoscimento. La missione non si è fermata in maniera definitiva visto che ci sono ancora delle navi in viaggio nel Mediterraneo e uno dei membri direttivi di questa organizzazione ha fatto sapere che si andrà avanti fin quando l’ultima barca non sarà bloccata.

Ma possiamo dire che il clou della missione è terminato ieri con il blocco delle autorità israeliane. Uno stop che ha portato in Italia migliaia di persone in piazza. Da Milano a Roma passando per Genova, Torino, Napoli. È stata una notte di protesta per chiedere non solo il rilascio degli attivisti, ma il via libera alle imbarcazioni della Flotilla per raggiungere Gaza con i suoi aiuti umanitari per i civili e non solo.
Attivisti fermati: cosa rischiano
La missione della Flotilla da Israele è sempre stata considerata illegale tanto che il governo guidato da Netanyahu sin dall’inizio aveva confermato l’intenzione di trattare gli attivisti come terroristi se fermati. Il blitz di ieri sera non solo ha interrotto il viaggio delle imbarcazioni, ma ha portato anche centinaia di persone, fra cui 22 italiani, ad essere arrestate in attesa del rimpatrio forzato previsto nel corso delle prossime ore.
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Gli attivisti, come spiegato anche da Tajani, resteranno ancora per qualche ora presso il porto di Ashdod e poi, a meno di clamorosi colpi di scena, ci sarà l’espulsione volontaria immediata e il ritorno in Italia e negli altri Paesi. Ma c’è anche una seconda opzione che è quella del carcere.

Infatti, se un attivista deciderà di rifiutare il rimpatrio, in quel caso saranno trasferiti in cella in attesa del provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria che solitamente arriva entro tre giorni. L’ipotesi più probabile resta comunque quella del rimpatrio volontario anche se magari non è da escludere che qualche persona presente sulle imbarcazioni decida di forzare la mano con Israele e continuare la sua protesta accettando il carcere.
In Italia sciopero generale il 3 ottobre
Intanto, in Italia si prospetta un nuovo venerdì da incubo. Dopo lo sciopero del 22 ottobre proprio in sostegno di Gaza, per domani 3 ottobre è prevista una seconda agitazione generale proclamata dai sindacati dopo il blocco della missione Flotilla. Si dovrebbero fermare trasporti, scuola, sanità e non solo. Il condizionale è ancora d’obbligo visto che il ministro Salvini sta valutando la precettazione per quanto riguarda il settore dei trasporti.