Le maestre leggono un tema di una bimba e chiamano la Polizia: l’indagine svela la verità

I docenti avevano assegnato un compito, chiedendo agli alunni di descrivere un episodio che li aveva segnati. Quando hanno letto il tema di una ragazzina di otto anni sono rimasti senza parole. E’ scattata un’indagine 

Un incredibile fatto di cronaca ha sconvolto l’opinione pubblica e creato un caso mediatico che ha lasciato tutti senza parole. Una storia assurda, che si è trascinata un lungo strascico penale e una serie di processi, che hanno avuto la loro conclusione nei giorni scorsi: portando ad una sentenza definitiva.

Violenze sui bambini
Le maestre leggono un tema di una bimba e chiamano la Polizia: l’indagine svela la verità – cityrumors.it – unsplash foto

La storia è venuta alla luce ad ottobre del 2021 e si è chiuso a distanza di quattro anni. Tutto è nato da un compito scolastico assegnato da due maestre, che hanno chiesto agli alunni di una scuola di terza elementare di scrivere un tema su un argomento delicato: “Scriveteci qualcosa che desiderate che si fermi immediatamente”. Tra i tanti compiti consegnati dagli alunni, ce n’è stato uno di una bambina di otto anni che ha immediatamente colpito l’attenzione dei docenti.

Le insegnanti leggono il tema e restano senza parole: scatta l’indagine

Quando hanno letto il tema, gli insegnanti sono rimasti senza parole. In poco tempo è stato avvisato il preside della scuola, che a sua volta ha immediatamente tirato in ballo le istituzioni. Le parole scritte dalla bimba hanno spaventato tutti. Faceva riferimento allo zio e ad alcune cose che le faceva contro la sua volontà. La bambina è stata chiamata a confermare il tutto davanti agli assistenti sociali: quando le è stato chiesto cosa intendesse, ha confermato che suo zio l’aveva toccata e non si fermava, anche quando lei lo respingeva ripetutamente. Il CLB (Centro di supporto all’infanzia) ha avvisato la polizia dopo essere stata informata. Durante un’intervista audiovisiva, la bambina ha ripetuto le accuse: “Mi tocca il corpo; l’ho respinto almeno un centinaio di volte”.

Una bambina si difende
Le insegnanti leggono il tema e restano senza parole: scatta l’indagine – cityrumors.it – Pixabay Foto

La storia, avvenuta nella città fiamminga di Aalst, ha avuto immediatamente un grande clamore mediatico: gli inquirenti hanno scavato nella vita familiare della presunta vittima ed hanno scoperto che era cresciuta in una situazione particolarmente difficile: i suoi genitori non si sono presi cura di lei, passando più tempo nei bar della città che a casa. A crescerla è stata prevalentemente lo zio, che le ha fatto anche da genitore. L’accusa sostiene che questo abbia favorito gli abusi.

Gli inquirenti scoprono la verità: e il processo si chiude in modo inaspettato

Man mano che le indagini proseguivano e che si ascoltavano testimonianze, il quadro iniziava però a cambiare. Gli agenti hanno scoperto che la bambina soffriva di una grave disabilità intellettiva e manifestava comportamenti sessualmente devianti fin dalla tenera età. A soli otto anni, le è stato persino prescritto un metodo contraccettivo perché esponeva ripetutamente i genitali ai compagni di classe nel parco giochi. Inoltre, secondo il racconto delle mamme di alcuni compagni di classe, sembra che fosse proprio lei a importunarli. 

Un tribunale
Gli inquirenti scoprono la verità: e il processo si chiude in modo inaspettato – cityrumors.it – Ansa Foto

Il tribunale penale di Dendermonde, al termine del primo processo, ha assolto l’uomo, ritenendo la storia della ragazza non sufficientemente credibile: la sua disabilità intellettiva aveva avuto un ruolo nel verdetto, ma a pesare erano state numerose testimonianze, tra le quali quelle dei genitori, che avevano difeso l’accusato che, naturalmente, aveva negato tutte le accuse. Tuttavia, la parte civile era rimasta convinta della veridicità della storia della ragazza e aveva presentato ricorso.

Il processo è andato avanti ancora, fino alla sentenza definitiva della Corte d’Appello, che ha emesso in via definitiva una sentenza di assoluzione, stabilendo l’assoluta mancanza di prove per confermare l’accusa della ragazza e dei suoi avvocati. Dopo quattro anni si è messa la parola fine sulla vicenda: la ragazza, che attualmente ha tredici anni, si trova in un istituto psichiatrico e viene seguita con attenzione dai medici. 

Gestione cookie