Nordio shock sulla tematica “carceri” e vicende connesse. Il ministro della Giustizia riflette sugli errori giudiziari e sulla riforma.
Durante la Mostra del Cinema di Venezia, Carlo Nordio ha commentato la serie “Portobello” di Marco Bellocchio, dedicata al caso Tortora, uno dei più gravi errori giudiziari italiani. Le sue parole hanno acceso il dibattito sulla carcerazione preventiva e sulla responsabilità dei magistrati.

Le parole di Nordio si inseriscono in un dibattito più ampio sulla riforma della giustizia, toccando direttamente il tema del potere discrezionale dei pubblici ministeri e della necessità di un maggiore equilibrio tra l’accusa e la difesa. Il caso Tortora, con il suo epilogo tragico, rimane un monito costante sulla fallibilità del sistema giudiziario e sull’enorme peso che la detenzione preventiva può avere sulla vita di un individuo. Il commento del ministro, in questo senso, non è stato solo un’osservazione sul film di Bellocchio, ma un segnale politico forte, che ribadisce l’intenzione del governo di intervenire su aspetti critici dell’ordinamento giudiziario per renderlo più giusto ed efficiente.
L’ammissione di Nordio e gli errori “fisiologici” della professione
Nordio ha ammesso che, durante la sua carriera da pubblico ministero, potrebbe aver contribuito all’incarcerazione di persone poi risultate innocenti, definendo l’errore giudiziario come “fisiologico” nella professione. Tuttavia, ha condannato con fermezza l’“ottusità” e il “pregiudizio” che, secondo lui, hanno caratterizzato il caso Tortora.

Il ministro ha annunciato l’entrata in vigore, nel 2026, di una riforma che prevede l’obbligo di ordinanze collegiali per la custodia cautelare, emesse da tre giudici anziché uno solo. Secondo Nordio, questa misura avrebbe potuto evitare anche provvedimenti recenti, rafforzando le garanzie per gli imputati.