Un nuovo rapporto OMS rivela un dramma silenzioso. 870.000 decessi annui legati alla solitudine. Chiesti interventi urgenti e supporto psicosociale
Un dato agghiacciante emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ogni ora, circa 100 persone in tutto il mondo perdono la vita a causa delle conseguenze dirette o indirette della solitudine. Si stima che questo si traduca in oltre 870.000 decessi all’anno.

Un numero che urla la necessità di un’azione immediata e coordinata. L’agenzia delle Nazioni Unite chiede con forza una maggiore consapevolezza sull’importanza di infrastrutture sociali adeguate e di un supporto psicosociale capillare. Strumenti necessari per affrontare quella che si configura come una vera e propria epidemia silenziosa.
Nel 2023, l’OMS aveva istituito una commissione specifica per fare luce sul problema della solitudine e formulare proposte concrete. La decisione era arrivata dopo che numerosi studi avevano già evidenziato il suo impatto significativo sulla salute. Anche a seguito della pandemia di COVID-19, che con i suoi lockdown e l’isolamento forzato ha esasperato il fenomeno. Il belga Etienne Krug, direttore del Dipartimento per i determinanti sociali dell’OMS, spiega che “si è rivelato un problema molto più ampio di quanto inizialmente pensato“.
Il rapporto ha evidenziato una realtà preoccupante: una persona su sei in tutto il mondo soffre di solitudine. Questa viene definita come una sensazione dolorosa e soggettiva dovuta alla mancanza di interazione sociale. Le cause di questa condizione sono molteplici e complesse, spaziando da problemi di salute e mobilità limitata, a un basso livello di istruzione, al vivere da soli e alla carenza di servizi sociali e politiche pubbliche adeguate.
Giovani e smartphone: un binomio pericoloso
Tra i giovani, il dato è ancora più allarmante: la percentuale sale a circa uno su cinque. Gli esperti dell’OMS puntano il dito, in particolare, sull’uso degli smartphone e dei media digitali, soprattutto tra i giovani. Curiosamente, anche nei paesi a basso e medio reddito un numero maggiore di persone dichiara di sentirsi sola, mentre nei paesi ricchi la percentuale è di poco più di uno su dieci.

Le implicazioni della solitudine e dell’isolamento sociale sono significative e pervasive. Il loro impatto è profondo, sia sulla salute fisica che mentale. “Aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e diabete, ad esempio, e aumentano anche il rischio di depressione e disturbi d’ansia“, afferma Murthy. E il dato più sconvolgente: “Riducono l’aspettativa di vita complessiva e, cosa che potrebbe sorprendere, sono collegati a 871.000 decessi ogni anno“.
Ma la solitudine non è solo un dramma individuale; ha anche un impatto sociale più ampio. Il rendimento scolastico e lavorativo può risentirne pesantemente e la coesione sociale delle comunità può essere messa a dura prova. “La connessione sociale è un fondamento della nostra società“, ribadisce Murthy. I costi per la previdenza sociale e la perdita di produttività, a livello globale, ammontano a miliardi di dollari.
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È scientificamente provato che forti legami sociali promuovano la salute, riducendo il rischio di infiammazioni, malattie gravi e problemi di salute mentale. Per questo, come sottolinea Murthy, “i costi dell’inazione sono elevati e i benefici delle connessioni sociali sono di vasta portata“. La lotta alla solitudine deve essere affrontata a diversi livelli, sia con misure politiche concrete che con azioni individuali.