Chi invecchia peggio tra gli uomini e le donne? Chi riesce a mascherare meglio i segni dell’età? Uno studio internazionale rivela la verità
Come influisce l’età e l’invecchiamento sugli uomini e le donne? Chi riesce a mantenersi più sano, arguto ed arzillo con il passare degli anni. E chi invece, tende a peggiorare? La scienza arriva in soccorso dei curiosi e aiuta a risolvere uno dei più grandi misteri affrontato: fonte di eterne discussioni e dibattiti.

Dopo anni di ricerche è infatti possibile stabilire chi invecchia di più ed evidenzia dei segnali di deterioramento del proprio cervello. Tutto questo grazie all’analisi accurata di migliaia di risonanze magnetiche: uno studio che ha portato gli esperti a fare un bilancio dei dati raccolti e a sentenziare che, tra un uomo e una donna, c’è una grande differenza. Corroborata anche dai diversi dati riguardanti la demenza senile e lo sviluppo di malattie che tendono a manifestarsi con l’insorgere della vecchiaia.
Il cervello degli uomini si restringe di più: i motivi e gli effetti
Secondo i dati raccolti, i ricercatori sono riusciti a determinare che, dopo l’invecchiamento, è il cervello maschile a restringersi maggiormente e con più velocità rispetto a quello femminile. Gli uomini quindi, tendono ad arrivare alla vecchiaia in condizioni peggiori: almeno sotto l’aspetto cerebrale: il cervello dei maschi si stringe più velocemente di quello delle donne: ad ufficializzarlo è stato un team di ricerca internazionale, guidato da scienziati norvegesi del Dipartimento di psicologia dell’Università di Oslo, che hanno collaborato a stretto contatto con altri responsabili di istituti medici: su tutti il dipartimento di Medicina e Istituto di Neuroscienze dell’Università di Barcellona, l’Istituto Max Planck per lo sviluppo umano di Berlino , due istituti statunitensi (l’Istituto Hinda e Arthur Marcus per la ricerca sull’invecchiamento e il Centro Deanna e Sidney Wolk, entrambi con sede a Boston).

Per la ricerca sono state analizzate oltre tredicimila risonanze magnetiche di uomini e donne, in egual misura e provenienti da luoghi e continenti diversi: si trattava di persone dai diciassette ai novantacinque anni: per ognuna di queste persone erano presenti almeno due scansioni cerebrali, a distanza di anni l’una dall’altra. Si trattava di persone che non avevano ricevuto diagnosi di Alzheimer o altri disturbi cognitivi al basale. Lo studio si è concentrato sul differente volume di aree del cervello ed è stato specificato che negli uomini era facilmente riscontrabile un declino più rapido dello spessore corticale in diverse regioni, fra le quali cuneo e paraippocampale, così come nel fusiforme e nel postcentrale.
I dati su invecchiamento, alzheimer e malattie degenerative
Le persone di sesso maschile che erano state prese in esame avevano evidenziato un declino maggiormente avanzato rispetto alle donne. Ad esempio una riduzione della corteccia postcentrale (che determina tatto, dolore, temperatura e orientamento) è risultata ridotta del 2 percento negli uomini e solo dell’1,2 percento nelle donne. Che, non solo vivono più a lungo degli uomini, ma riescono quindi a mantenere un cervello più integro con l’invecchiamento. Il dato che fa da contro altare è legato alle diagnosi di Alzheimer, che vedono una netta prevalenza femminile (più del doppio rispetto ai maschi). Gli scienziati hanno quindi stabilito che la perdita di volume cerebrale (che si sviluppa con l’invecchiamento) non è un fattore scatenante della malattia neurodegenerativa, di cui la forma principale è il morbo di Alzheimer.

Secondo gli esperti questa distonia potrebbe essere spiegata dalla mancanza di differenza nell’ippocampo (che dalle analisi è risultato identico ai due sessi) che è la regione principalmente coinvolta nella neurodegenerazione dell’Alzheimer. Si tratta di un’area fondamentale per la memoria, l’orientamento e la navigazione spaziale, il cui declino risulta essere tra i principali sintomi della demenza. Quindi, ricapitolando, il cervello delle donne si “consuma” di meno rispetto a quello degli uomini, con la vecchiaia (un ulteriore approfondimento della Scuola di Medicina dell’Università di Washington ha determinato che, dal punto di vista metabolico, il cervello delle donne risulta essere tre anni più giovane rispetto a quello degli uomini coetanei), ma i maschi tendono ad avere meno malattie degenerative e ad incorrere nell’Alzheimer.