Scoperta shock, “sostanze chimiche eterne” trovate negli organi dei gatti selvatici

Scoperta choc in Giappone: i gatti leopardo di Tsushima, specie a rischio, contengono elevate concentrazioni di PFAS, le “sostanze chimiche eterne”

Una scoperta allarmante scuote il Giappone. I ricercatori hanno individuato elevate concentrazioni di PFAS, le cosiddette “sostanze chimiche eterne” e potenzialmente cancerogene, negli organi dei gatti leopardo di Tsushima.

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Scoperta shock, “sostanze chimiche eterne” trovate negli organi dei gatti selvatici – Cityrumors.it

Il team di ricerca ha trovato tracce di queste sostanze chimiche negli organi di tutti i 21 gatti esaminati. Il dato solleva serie preoccupazioni sull’impatto dell’inquinamento sulla conservazione della fauna selvatica.

Queste le parole di Kei Nomiyama, professore associato presso l’università nel Giappone occidentale. “Per la protezione di tutti gli animali selvatici, non solo del gatto leopardo di Tsushima, è necessario condurre indagini e sondaggi a livello nazionale per identificare la fonte dell’inquinamento“.

I gatti leopardo di Tsushima, ad altissimo rischio estinzione, sono inseriti nella Lista Rossa delle Specie in Via di Estinzione del Ministero dell’Ambiente. Il loro numero è drasticamente diminuito a causa della perdita dell’habitat e degli incidenti stradali. Il governo stima che ne rimangano appena circa 100 esemplari.

Concentrazioni allarmanti. Un rischio per la salute degli animali

Il team di ricerca ha esaminato il fegato e i reni dei 21 gatti selvatici morti tra il 2022 e il 2025. All’interno hanno cercato la possibile presenza di ben 37 sostanze chimiche PFAS. I risultati sono stati sconcertanti. Quasi tutti i gatti presentavano concentrazioni di PFAS superiori alle soglie di tossicità nei test sulle cellule epatiche. Questo indica potenziali rischi per la funzionalità epatica. Anche le concentrazioni renali sono state considerate elevate.

Gatto selvatico
Concentrazioni allarmanti. Un rischio per la salute degli animali – Cityrumors.it

Ciò che preoccupa ulteriormente è che non sono state registrate differenze significative nelle concentrazioni in base all’età, al sesso o alla posizione geografica degli animali, suggerendo una diffusione capillare dell’inquinamento. La concentrazione media di sostanze chimiche PFAS è risultata addirittura otto volte superiore ai livelli rilevati in uno studio analogo sui gatti selvatici europei in Germania.

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Gli esperti sospettano che le principali fonti di inquinamento siano i rifiuti marini e gli scarichi illegali. Il team ha anche misurato la presenza di inquinanti organici persistenti (POP) in 19 gatti. Alcuni di questi presentavano livelli di contaminazione estremamente elevati. Il professor Nomiyama ha affermato che esiste una “forte possibilità” che questo inquinamento sia direttamente collegato al declino della popolazione della specie.

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