Buona notizia per i lavoratori italiani, gli stipendi sono in aumento nel 2026: ecco gli importi e qual è la differenza rispetto a dicembre 2025.
Manca ormai solo un mese alla fine dell’anno e gennaio 2026 sarà un mese fondamentale per tanti lavoratori. Con l’entrata in vigore della nuova legge di Bilancio (attualmente in fase di revisione per l’approvazione dal Parlamento), le buste paga potranno essere più alte rispetto a dicembre, anche se tali aumenti non saranno tutti immediati.

Solamente una parte delle misure approvate dal governo Meloni avrà un impatto diretto e visibile negli stipendi del primo mese dell’anno, mentre altri si vedranno soltanto nel corso dell’anno che sta per entrare. Quel che è evidente è che la manovra finanziaria ha necessità di introdurre delle misure per aiutare il potere d’acquisto dei lavoratori: dalla detassazione degli aumenti da rinnovi contrattuali alla riduzione dell’aliquota Irpef, passando per la detassazione degli straordinari e ai bonus per le madri lavoratrici.
Parliamo di interventi che avranno un impatto piuttosto positivo, ma è necessario sottolineare che i tempi e le modalità saranno molto diversi tra loro. L’unico cambiamento effettivo sarà legato alla riduzione Irpef che, di conseguenza, porterà a un aumento degli stipendi da gennaio 2026, anche se contenuto. Andiamo a vedere nel dettaglio.
Aumento stipendi da gennaio 2026: come cambia la busta paga con le nuove misure
Una delle novità più attese della Legge di Bilancio 2026 è senza alcun dubbio la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%. Un passaggio che vedrà luce già a gennaio del nuovo anno. Parliamo di un intervento che rientra nelle politiche del governo per ridurre la pressione fiscale sui redditi medio-bassi, sostenendo il potere d’acquisto delle famiglie.

È bene spiegare che questo beneficio interesserà soprattutto i redditi comprensivi tra 28.000 e 200.000 euro, dato che la misura va a intervenire sul secondo scaglione (tra 28.000 e 50.000 euro). Un incentivo che andrà ad annullarsi automaticamente per i redditi complessivi oltre i 200.000 euro, soglia oltre la quale arriva l’annullamento del vantaggio del taglio Irpef.
Bisogna chiarire anche il fatto che il taglio Irpef si applica sull’imponibile fiscale, ovvero sul reddito lordo diminuito dei contributi previdenziali a carico del lavoratore. Ciò vuol dire che il risparmio si calcola sulla parte rimanente dopo la trattenuta contributiva, quindi non sull’intero lordo. L’adeguamento entrerà in vigore con gli stipendi di gennaio 2026, anche se non bisogna escludere un possibile ritardo tecnico nel caricamento da parte di amministrazioni e aziende.
Sottolineiamo di nuovo che il taglio dell’Irpef non è l’unica misura in arrivo nel 2026 che porterà un aumento degli stipendi. Di certo è quella immediata, ma nel corso dei prossimi mesi ci saranno altre novità. È prevista la detassazione degli aumenti sui rinnovi contrattuali con un’imposta sostitutiva del 5%; tra le misure è stato confermato anche il bonus mamme, che sostiene le lavoratrici con figli. Molto attesa era anche la detassazione sui turni notturni o festivi, che passerà dal 15% al 33%.





