Natale 2024, le spese aumentano. Non solo il costo dei regali sulla bilancia: i conti del cenone saranno ulteriormente al rialzo.
Natale 2024, i conti tornano parzialmente. Sotto l’albero, quest’anno, i livelli di spesa – per quantità e qualità – sono tornati a essere come quelli pre-pandemia. Questo può essere un dato incoraggiante, se non fosse che aumentano le spese ma diminuiscono gli introiti. Infatti, stando alle recenti stime del Centro Studi Confcooperative, gli italiani per il cenone natalizio (fra pesce, dolci e specialità di carne) spenderanno circa 3,2 miliardi di euro.
300 milioni in più rispetto al 2023, ma l’aumento (che supera ampiamente di 500 milioni le spese pre-Covid) è dato non dalla crescita della disponibilità economica ma dall’inflazione generalizzata dei prezzi. Insomma tutto aumenta e gli italiani rinunciano a qualche regalo, ma non alle leccornie nel frigo.
Il pesce sulla tavola di Natale non può mancare mai: alla Vigilia diventa d’obbligo, ma una buona fetta di persone lo ripropone anche a Natale. Gli acquisti più gettonati restano gli scampi, qualche gamberone, ma c’è anche chi gradisce sogliola e spigola. Sempre in crescita la pasta, che può essere assortita sia con il pesce che con la carne, e non possono mancare le varietà di secondi. Per questo anche altri tipi di materia prima rimangono molto richiesti: le verdure, tipiche dell’insalata di rinforzo, vanno prenotate con due, tre giorni di anticipo.
C’è anche chi, però, rimane a disposizione nel giorno di Natale. Le aperture in tal senso sono contate, ma garantite. Veniamo, poi, all’assortimento di dolci che a Natale e Capodanno non può mancare. Panettone e pandoro restano in pole position, Roma bene anche con il torrone, mentre Napoli spopola con la pastiera.
Il dato più importante, però, è che il cenone di Natale – così come il pranzo – non è più settoriale: i cibi delle diverse regioni confluiscono sulle tavole di tutta Italia in una sorta di cosmopolitismo alimentare. Vale a dire che la pastiera è richiesta anche a Milano. Pandoro e panettone si mangiano anche a Napoli. È il caso di dire ce n’è per tutti i gusti, ma non per tutte le tasche: 230 milioni di euro solo per potersi permettere – contando l’Italia intera – vongole e frutti di mare. Influisce quello che gli esperti definiscono “l’effetto granchio blu” che ha decimato le coltivazioni. In particolare nell’alto Adriatico.
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Uova, carne e salumi si attestano, invece, sui 540 milioni di euro totali. Questa la spesa dello Stivale. Una summa che non prevede nel conto le bollicine: i costi di champagne, prosecco e spumante arrivano a 455 milioni di euro. Cifre da capogiro che descrivono un aumento capillare di densità, ma poca disponibilità per organizzare le risorse. I veri doni, nel 2024, si trovano nel banco frigo e in pescheria.
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