L’esperto professore, ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici all’università Lumsa, dà il suo parere su quanto sta avvenenendo
“Una cosa fuori dal mondo, fuori da ogni logica quello che sta portando avanti Trump con Putin….“. Parole, riflessioni e giudizi decisi e piuttosto perentori quelli che esprime Francesco Nicola Maria Petricone, professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici dell’Università Lumsa e opinionista su diversi media televisivi e quotidiani. L’incontro tanto atteso tra il presidente americano e quello russo, ma senza Zelensky.

“Una mossa che per la pace non ha alcun valore se con Trump sarà presente solo il paese aggressore e un leader perdente come Putin, senza che ci sia il presidente del paese aggredito e distrutto sotto ogni forma e che bisogna ricostruire per colpa e a causa di un’invasione che non aveva motivo di esistere e di essere…“, le dure parole di Petricone.
Il mondo sta dibattendo sull’opportunità di avere un incontro del genere in un momento così importante, ma allo stesso tempo tanti leader mondiali si stanno chiedendo il motivo di un vertice così delicato, il primo dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ma senza che sia presente il leader del paese che più di tutti sta non solo soffrendo ma che sta sparendo sotto gli occhi di tutti, quasi senza fare nulla. “Dopo tre anni, cinque mesi, diciotto giorni di aggressione russa non provocata, per non parlare di centinaia di migliaia di morti feriti, soprattutto per Mosca, per non dimenticare migliaia di bimbi ucraini sequestrati e deportati dal pluriricercato Putin, miliardi di euro di case, chiese, edifici civili, teatri, ospedali, parchi giochi, strade, autostrade, ponti distrutti in Ucraina…? Come si fa a dimenticare tutte queste cose e non avere il minimo senso di capire che l’Ucraina non può non essere presente e l’Europa si sta dimostrando unita più che mai davanti a un simile scempio…”
“Che non ci sia Zelensky in Alaska è gravissimo”
Per il professore Petricone questa decisione di Trump quasi non si può commentare: “In un momento in cui il Cremlino affronta la più grave crisi economica, politica e sociale dai tempi della rivoluzione bolscevica, perché di questo si tratta e si sta parlando, Donald Trump gli ha offerto una via d’uscita su un vassoio d’argento e Putin, in grandissima difficoltà, si attacca mani e piedi alla camiciola del presidente americano, ma è fondamentale il ruolo che sta portando avanti l’Europa“.
Il professore e analista di politica internazionale fa anche un esempio storico e biblico: “Una via d’uscita da Trump per il presidente perdente, proprio come quello sul quale Salomè chiese ad Erode fosse deposta la testa del Battista. Stavolta però Zelensky non si farà decapitare da un accordo che passi sopra la sua. Non può resistere da solo, certo e l’Europa, ma non solo, perché ci sono altri paesi, devono continuare a insistere e ad appoggiare il presidente ucraino”.

Petricone, nell’esporre la sua analisi sulla situazione, fa anche i complimenti per come si sta comportando l’Europa a cominciare dalla lettera che ha inviato la vice-presidente della Commissione Europea Kaja Kallas per la “lettera che ha inviato e per aver convocato subito tutti i leader per decidere il da farsi”, anche perché “l’Europa deve dimostrare di essere unita e questo sta facendo male, malissimo a Putin che ogni volta che dileggia e insulta un paese, allora vuol dire che quelle decisioni prese sono giuste. L’ Europa ha indicato la via facendo capire che senza l’Ucraina non si può prendere una decisione, nessuna decisione“.
Il professore conclude la sua lucida e spietata analisi sulla situazione e sul comportamento che sta avendo l’Unione europea: “Putin non sa più come arginare questa delegittimazione continua e la sta accusando, ma è chiaro. Ma ora, più che mai, Zelensky ha bisogno del sostegno pieno, incondizionato, totale dell’Unione europea. Perché tutte quelle iniziative adottate finora da Bruxelles, Londra, Parigi, Berlino, Madrid, Roma per difendere l’Europa, non solo l’Ucraina, non si sciolgano al sole. Proprio come i ghiacciai di questo caldo ferragosto alaskano…”