Il giornalista e conduttore di Report si mostra amareggiato per quello che sta accadendo attorno alla sua trasmissione dopo le inchieste che sta portando avanti
âLâinformazione è sotto attacco. Ci troviamo di fronte a una classe politica insofferente alle domande, che vorrebbe un giornalismo vetrina e non tollera quando invece diventa una finestra aperta sul potere, come diceva Kennedy. Un tempo ai giornalisti scomodi si sparava. Oggi si tenta di delegittimarli. Con il ricorso a querele, attaccando le loro fonti, preparando dossierâ. Un attacco durissimo quello del giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci che sta facendo i conti con continui attacchi alle sue inchieste soprattutto sulla politica. Lâultimo in ordine di tempo è Matteo Renzi che ha intenzione di querelare il giornalista, la Rai e tutta la trasmissione.
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Per Ranucci non è possibile che si davanti a qualsiasi inchiesta si vada contro corrente e si cerchi sempre di andare a provare a spegnere la voce di chi fa domande: âĂ singolare che la politica lamenti di subire dossieraggi, ma poi accetti questo tipo di comportamenti nei confronti di giornalistiâ. Il riferimento di Ranucci sembra essere proprio a Matteo Renzi: âPosso parlare di quelli che conosco e cioè quelli subiti da Report. Dopo un un servizio su Renzi si sono inventati che avevamo pagato una fonte in Lussemburgo con fondi neri della Rai. Tutto falso. Lâex sindaco di Flavio Tosi ci accusò di costruire falsi dossier su di lui, ma è stato condannato per diffamazione e un risarcimento di 15mila euro. Occorrerebbe sollevare lâattenzione su come certe informazioni vengono reperite e sullâattivitĂ di alcune societĂ di cybersecurityâ.
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Sigfrido Ranucci attacca e non si nasconde, cerca di capire da dove arrivano determinate situazione legate alle sue inchieste e a quello che sta portando avanti da anni. âQueste strategie sono armi di distrazioni di massa. Ma quando non si risponde a un giornalista, non si risponde a tutta lâopinione pubblica. Pochi giorni fa il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si è rifiutato di rispondere a domande sulla strage di Mestre, sulla base del fatto che non voleva parlare con Reportâ.
Per il giornalista, lâItalia starebbe attraversando una fase buia soprattutto per quel che riguarda la libertĂ di stampa: âMa non è un fenomeno cominciato con il governo Meloni, va avanti cosĂŹ da anni. Si è persa la figura dellâeditore puro, gli imprenditori che possiedono testate spesso hanno saldi legami con la politica. La fragilitĂ economica indebolisce i cronisti, li espone alla minaccia di azioni giudiziarie. Nellâultimo anno siamo stati denunciati da Giorgetti, da Fontana, da Urso, dai figli di La Russaâ.
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