Anche nella terza giornata di gara si sono purtroppo registrati altri malori per i giocatori impegnati nel torneo che si sta svolgendo in Cina in condizioni climatiche impossibili
I crampi che hanno attanagliato ferocemente i muscoli delle gambe di Sinner nel terzo set del match contro l’olandese Griekspoor, tanto da costringerlo al ritiro, sono stati l’ennesimo campanello d’allarme di un torneo che si sta giocando in condizioni proibitive tra caldo atroce, umidità infinita e una cappa di smog che rende l’aria persino irrespirabile. Le immagini del numero uno al mondo, costretto a sorreggersi con la racchetta utilizzata come gli anziani usano il bastone per accompagnarsi nelle loro passeggiate, hanno fatto il giro del mondo e non è certo stato il migliore spot per uno sport che invece sta vivendo un momento molto felice ed entusiasmante.
Il tennis è uno sport elegante, si gioca molto con la testa, con l’intelligenza tattica e con colpi stilisticamente belli per i movimenti con cui vengono realizzati, anche se la forza di questi colpi è andata sicuramente aumentando negli anni. Certamente non è mai stato uno sport per uomini duri, dove quello che resta in piedi per ultimo alla fine risulta essere il vincitore. Ma a Shanghai sta accadendo proprio questo, dove resistere a un clima estremo per chiunque, figuriamoci per chi deve giocare, è letteralmente impossibile.
Le immagini shock di Sinner che si sorregge con la racchetta come se fosse un bastone per le persone anziane, ma anche lo svenimento di Fucsovics, i malori di Fritz e Mpetshi Perricard mentre si affrontavano uno contro l’altro, i giramenti di testa di Comesana, il forfait di Atmane perchè non è riuscito a recuperare energie da una partita all’altra, stanotte il malore di Rune, fino al campione serbo Novak Djokovic che vomita in campo per ben tre volte tra un game e l’altro. No, non è una gara di resistenza nel deserto, ma il torneo di tennis ATP1000 che si sta giocando in questi giorni a Shanghai in Cina.
Un torneo però caratterizzato più per il caldo estremo e soffocante che per i colpi e le giocate dei campioni che comunque provano a resistere per portare a termine gli incontri. Temperature oltre i 35 gradi, tasso di umidità quasi all’80% e una cappa di smog che rende l’aria ancora più irrespirabile, rendono le condizioni di gioco quasi disumane e a nulla vale spostare i match alla sera dove l’afa, se possibile, diventa ancora più opprimente.
L’epica finale di Parigi era durata oltre 5 ore e mezza e Sinner e Alcaraz erano comunque riusciti a disputare uno degli incontri più belli e intensi mai disputati in una finale di un torneo dello Slam, come è possibile che questi super atleti già dopo un’ ora di gioco a queste condizioni cominciano ad accusare malori, svenimenti, vertigini e crampi, rischiando addirittura di svenire in campo? “Volete che un giocatore muoia in campo?” Questa la dura domanda posta da Holger Rune durante il suo match contro Ugo Humbert di ieri sera quando, dopo aver richiesto l’intervento del medico nel primo set, ha domandato come mai non fosse previsto uno stop in caso di condizioni estreme. “È difficile respirare sul campo. Non so se si nota in televisione, ma sul campo è complicato fin dal riscaldamento. C’è un’umidità esorbitante, peggiore che negli Stati Uniti in estate. Inoltre, sappiamo che c’è molto inquinamento nelle grandi città della Cina e questo probabilmente non aiuta a respirare bene”, ha dichiarato al termine della gara contro l’americano Fritz il tennista francese Arthur Rinderknech.
Un match durissimo dove entrambi sono ricorsi all’intervento del fisioterapista e più volte sono apparsi letteralmente stravolti in volto dalla fatica e dall’impossibilità di respirare bene. Ma sono state le immagini crude del serbo Djokovic, ripreso per ben tre volte dalle telecamere a vomitare in campo per lo stato di malessere e confusione che stava accusando anche lui, solitamente un vero super atleta come dimostrato nel corso della sua carriera, durante la partita contro il tedesco Hanfmann. Il serbo è arrivato a definire brutali le condizioni di gioco confessando poi che a 38 anni non gli era mai capitato di giocare in uno scenario così surreale.
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