E’ stato approvato il nuovo codice deontologico per chi lavora nella comunicazione, nuove norme che limitano la nuova tecnologia
Giornalista avvisato, mezzo salvato. Era da parecchio tempo che si stava approntando alcune limitazioni sull’uso indiscriminato dell’intelligenza artificiale da parte anche e soprattutto dei giornalisti, facendone un uso spropositato. E così, si cambia.
E così, dal 1 giugno 2025 entrerà in vigore il nuovo Codice Deontologico delle Giornaliste e dei Giornalisti che è stato legiferato e approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti l’11 dicembre 2024. Ora è passato a tutti gli ordini locali e regionali, quindi è stata preso in visione da tutti e non si accetteranno più deroghe o eccessi sull’uso dell’IA.
E’ una tecnologia che serve e che potrebbe essere molto utile anzi, lo è sicuramente, ma non può sostituire in tutto e per tutto l’uomo nel suo lavoro, a maggior ragione quando si devono raccontare fatti e diffonderli, soprattutto quando c’è una regolamentazione del copyright a livello europeo e mondiale.
E così, essendoci tanti cronisti e professionisti della comunicazione che hanno un po’ esagerato nell’uso dell’intelligenza artificiale, si è reso necessario imporre nuove regole e nuovi articoli che disciplinano questa situazione. E così a qualche furbetto che scriveva pezzi o diffondeva notizie usando l‘intelligenza artificiale, dovrà adeguarsi e lavorare in altro modo.
“Fermo restando l’uso consapevole delle nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale non può in alcun modo sostituire l’attività giornalistica”, dice l’articolo 19 appena inserito nel nuovo codice. Tutto questo si è reso necessario perché capita spesso, su blog e siti d’informazione identificati e non, ma anche nei giornali o in qualche servizio televisivo di trovare notizie prese come oro colato da applicativi di IA.
L’Ordine dei Giornalisti, visto l’uso esagerato dell’IA anche solo nello scrivere semplici pezzi d’informazione, ha voluto dire basta e regolamentare questa situazione, anche perché “in nessun caso il ricorso all’intelligenza artificiale può considerarsi esimente in tema di obblighi deontologici”.
Anche in questo caso era bene fare le precisazioni necessarie dal momento che, ovunque abbia preso la fonte della notizia, il giornalista – come qualsiasi cittadino italiano – risponde personalmente delle azioni penali eventualmente commesse. E siccome non si possono attribuire responsabilità ai proprietari dell’IA il giornalista ha l’obbligo deontologico di accertare “l’attendibilità delle informazioni raccolte”.
E così, dal 1 giugno, il giornalista che vuole usare l’intelligenza artificiale e rende esplicito “l’utilizzo nella produzione e nella modifica di testi, immagini e sonori, di cui assume comunque la responsabilità e il controllo, specificando il tipo di contributo”.
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