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Cronaca

Caso dei neonati sepolti: perché è importante conoscere la Culla per la Vita

Prima c’era la Ruota degli Esposti, oggi c’è la Culla per la vita. Lo scopo è lo stesso: dare un futuro migliore ai figli indesiderati, senza abbandonarli a un destino crudele. 

A Napoli durante il periodo del Rinascimento i genitori che non potevano o volevano crescere i neonati, li lasciavano alle cure di una struttura di proprietà della Chiesa dell’Annunziata, appunto, la Ruota degli Esposti. Il cognome napoletano Esposito deriva proprio da Esposti: i figli di nessuno affidati a Dio nella speranza di una vita migliore.

Neonati sepolti a Parma: l’importanza della Culla per la Vita (Cityrumors.it) – cityrumors.it

Le Culle per la vita esistono in tutta Italia e la prima è stata aperta nel 2007 al Policlinico Mangiagalli a Milano.

Questo tema oggi è più che mai attuale, alla luce dell’ultimo caso di cronaca che vede protagonista Chiara, la 22enne accusata dalla Procura di Parma di omicidio volontario aggravato dal rapporto di ascendenza e dalla premeditazione per la morte del secondo figlio e occultamento del cadavere del primo. Avrebbe seppellito entrambi in giardino dopo averli partoriti.

La giustizia farà il suo corso, Chiara verrà processata e messa di fronte alle sue responsabilità. Non è escluso che venga sottoposta a perizie psichiatriche. Ma questa tragedia rende necessario parlare di strutture adibite all’accoglienza dei neonati qualora i genitori non possano o non vogliano crescerli.

Mai più casi come quello di Chiara: come funziona la Culla per la vita

Una di queste è proprio la Culla per la Vita del Policlinico Federico II di Napoli. Nel video che vi mostriamo, la dottoressa Fiorella Migliaro, responsabile della struttura, racconta come funziona e ci rivela alcuni dati sull’impatto che ha sul territorio. Si tratta di una vera e propria culla situata all’ingresso del Policlinico Federico II di Napoli.

Basta premere un pulsante che apre una tapparella automatica e consente l’accesso a un vano al cui interno è presente una culla termica dove posizionare il piccolo. Non ci sono telecamere esterne in modo da garantire l’anonimato. La tapparella resta aperta per qualche secondo per permettere alla mamma di ripensarci.


Quando si richiude arriva un allarme all’ospedale. A quel punto i medici si attivano e vanno a soccorrere il neonato per accudirlo.

Ma la Culla per la Vita non è l’unica possibilità. Esiste anche un’altra strada per le donne che per qualsiasi motivo non vogliono essere mamme: il parto in anonimato. Questo garantisce di mettere al mondo il bimbo senza rischi per la salute di nessuno e lasciarlo alle cure del nosocomio.

Giovanna Sorrentino

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