La vicenda dell’insegnante di sostegno dell’Istituto Catello Salvati si complica. Ora si indaga sulle chat che intratteneva con gli studenti
Secondo quanto emerso dalle prime indagini, la furia dei 30 parenti che si sono scagliati contro l’insegnante causandole un trauma cranico che ha necessitato di un ricovero in ospedale si sarebbe scatenata a partire da una chat, oggi al centro dell’inchiesta. La chat si chiamerebbe “La saletta“ e vi avrebbero fatto parte la docente in questione e sei alunni: secondo i genitori, qui sarebbero stati inviati dei messaggi audio con chiare allusioni sessuali.
La spedizione punitiva è avvenuta giovedì 14 novembre durante l’orario scolastico, quindi con tutti gli alunni nelle loro classi che hanno assistito impietriti alla brutale aggressione mossa dai loro genitori ai danni dell’insegnante. Il caso, però, ha spaventato tutti, docenti in primis, tant’è che la dirigente scolastica ha chiesto ed ottenuto un presidio delle forze dell’ordine davanti ai cancelli. Ora si indaga su quella chat: ecco qual è il sospetto.
Come abbiamo anticipato nell’apertura, tutto originerebbe da una chat intitolata “La saletta” nella quale, secondo alcune mamme, l’insegnante di sostegno avrebbe inviato degli audio a sfondo sessuale. Queste accuse sono state formulate da cinque genitori di fronte ai Carabinieri e la denuncia è quindi arrivata in Procura: si parla quindi di presunte molestie nei confronti di minorenni, mosse da una persona adulta che invece si sarebbe dovuta prendere cura di loro. Gli inquirenti, però, dall’altro lato non possono non considerare l’ipotesi di una ritorsione nei confronti dell’insegnante che, solo due giorni prima la brutale aggressione, aveva sospeso un alunno 12enne poiché l’aveva beccato fumare nei bagni.
Al centro dell’indagine, poi, anche le minacce di morte ricevute recentemente dall’insegnante e l’hackeraggio del suo profilo social, messo in atto qualche mese fa. Gli inquirenti, quindi, non escludono che quei messaggi a sfondo sessuale oggetto della denuncia dei genitori siano stati manomessi e falsificati: per quanto si senta la voce di una donna, secondo gli aggressori, è tutto da dimostrare che sia quella della docente.
Dopo l’aggressione, l’insegnante è stata ricoverata in ospedale a causa di un grave trauma cranico conseguente alle botte ricevute e, anche dopo le dimissioni, non si è più presentata presso l’Istituto. Gli inquirenti credono che rinuncerà all’incarico, mentre la giustizia continuerà a fare il suo corso: ciò che è da stabilire, infatti, è se le accuse che i genitori le hanno mosso contro siano effettive e corrispondano a realtà o se invece l’aggressione di giovedì sia “semplicemente” una spedizione punitiva per la sospensione del 12enne di pochi giorni prima.
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