La Sec denuncia il ritardo nella notifica: risparmiati 150 milioni di dollari, ma il magnate si difende e accusa l’autorità
Elon Musk torna al centro della scena, questa volta nei tribunali. Il magnate è finito nel mirino della Securities and Exchange Commission (Sec), l’ente americano che vigila sulla Borsa. Questo ha infatti citato in giudizio il patron di Tesla in merito alla sua acquisizione da 44 miliardi di dollari di Twitter, l’attuale X.
L’accusa è quella di aver ritardato la comunicazione del superamento del 5% delle azioni della società, avvenuto nel marzo 2022. Nello specifico, un ritardo di 11 giorni che, secondo la Sec, gli avrebbe permesso di risparmiare almeno 150 milioni di dollari.
La denuncia, presentata al tribunale federale di Washington, si basa sul presunto vantaggio ottenuto dal magnate nel non notificare tempestivamente il suo crescente controllo su Twitter. Secondo l’autorità, equivalente alla Consob italiana, una segnalazione tempestiva avrebbe fatto schizzare il prezzo delle azioni, impedendo a Musk di acquistarle a costi più bassi.
Gary Gensler, presidente uscente della Sec, ha definito l’episodio un chiaro esempio di comportamento scorretto, sottolineando come la trasparenza sia alla base di un mercato azionario equo. La vicenda si intreccia con il controverso ruolo di Musk come consigliere informale del presidente Donald Trump, elemento che potrebbe alimentare ulteriormente il dibattito attorno a questa accusa.
Alex Spiro, legale del miliardario, ha respinto ogni accusa, descrivendo l’azione della Sec come l’ennesimo atto di una “campagna di intimidazione” contro Musk. “È una farsa che tutti possono riconoscere. Musk non ha fatto nulla di sbagliato e questa denuncia è la prova che la Sec non ha mai avuto una vera causa da portare avanti“, ha dichiarato Spiro.
L’azione legale giunge dopo un’indagine durata due anni, incentrata sul vantaggio economico che Musk avrebbe tratto dal ritardo nella notifica. Quando, il 4 aprile 2022, la comunicazione ufficiale arrivò alla Sec, il magnate possedeva già il 9,2% di Twitter, consolidando la sua posizione prima di renderla pubblica. Musk, da parte sua, ha sempre definito il ritardo un “errore in buona fede“, negando ogni intento doloso.
Un mese fa, Musk aveva rivelato che la Sec gli aveva intimato di accettare un accordo entro 48 ore, pena l’accusa formale di frode finanziaria. L’offerta è stata rigettata, aprendo le porte a un confronto giudiziario che si preannuncia lungo e complesso.
Mentre le polemiche continuano a montare, l’imprenditore si ritrova di nuovo sotto i riflettori, in un gioco di accuse e difese che potrebbe avere ripercussioni significative non solo sulla sua figura pubblica, ma anche sul mercato finanziario e sul destino di Twitter/X.
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