Alon Bar, ambasciatore di Israele, in un’intervista a ‘Il Messaggero’ ritorna sulle manifestazioni pro Hamas e critica l’Italia. Ecco le sue parole.
Ad una settimana dallo scoppio della guerra in Israele da parte di Alon Bar, ambasciatore di Tel Aviv nel nostro Paese, sono arrivate le prime critiche all’Italia. “Ho visto in televisione immagini di manifestazioni a favore di Hamas, una cosa incredibile – ha detto il diplomatico in un’intervista a Il Messaggero – così ho deciso di chiamare sindaci e membri per esporre la mia posizione“.
“Il governo e le opposizioni hanno espresso grande solidarietà – ha aggiunto Alon Bar – ma i media hanno dato troppo spazio a queste manifestazioni. In altri Paesi democratici sono state vietate proteste simili. La mia non è assolutamente una critica, che non spetta a me, ma una semplice constatazione di quello che è successo. Le parole di Zaki su Netanyahu? Semplicemente stupidaggini“.
In questa intervista l’ambasciatore di Israele ripercorre anche questi giorni non semplici per il suo Paese: “Il dolore è grande. Ormai quotidianamente celebriamo tanti funerali e dei 1200 morti alcuni non sono stati identificati. Dalle piccole città arrivano notizie e racconti di massacri. Apprendiamo così quello che sta succedendo e sono momenti difficili oltre che emozioni difficili“.
Un passaggio anche sulle condizioni del fratello, con la sua casa centrata da uno dei missili lanciato dai palestinesi: “Adesso sta bene. L’ho sentito e mi ha detto di essersi trasferito a casa della suocera, sempre a Tel Aviv, ma con il resto della sua famiglia“.
Nella giornata di domani, lunedì 16 ottobre, ci sarà l’ottantesimo anniversario del rastrellamento nazista a Roma, ma Alon Bar quasi certamente non ci sarà alla consueta marcia di ricordo: “Purtroppo per motivi sicurezza forse non potrò partecipare. Ma sono contento della presenza di tante autorità e del presidente Mattarella. Io, però, non metterei sullo stesso piano quanto successo nel 1943 e l’attacco di Hamas“.
“C’è soltanto una cosa che li deve accomunare: i bambini morti allora e quelli di oggi devono sempre far parte della memoria collettiva“, ha concluso l’ambasciatore israeliano.
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