L’Istat fotografa il mercato del lavoro italiano nel secondo trimestre del 2025. Un quadro in chiaroscuro.
L’Italia del lavoro mostra segnali contrastanti nel secondo trimestre del 2025. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, l’occupazione complessiva rimane sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 62,6%. Dietro questa apparente immobilità, si nasconde però una dinamica interna non priva di incognite, che vede un netto spostamento dai contratti di lavoro dipendente verso quelli autonomi.

L’analisi trimestrale rivela infatti un calo significativo dei lavoratori dipendenti: la diminuzione tocca sia i contratti a tempo indeterminato (-21 mila, -0,1%) che, in misura maggiore, quelli a tempo determinato (-45 mila, -1,7%). Questo arretramento è stato più che compensato dalla crescita dei lavoratori indipendenti, che hanno registrato un aumento di 74 mila unità (+1,4%). Una tendenza che suggerisce una difficoltà nel creare occupazione stabile e strutturata, a favore di forme contrattuali più flessibili.
Economia, è sempre più lavoro autonomo: i numeri della situazione attuale
Il quadro si complica se si osserva il trend della disoccupazione. Il numero di disoccupati è tornato a salire, con 13 mila persone in più (+0,8%) rispetto al trimestre precedente. Parallelamente, il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni ha segnato una lieve diminuzione di 16 mila unità. Questi dati indicano che, pur in un contesto di stabilità generale, il mercato del lavoro fatica a riassorbire chi cerca attivamente un impiego.

Guardando all’andamento su base annuale, la situazione appare più rosea. Nel confronto con il secondo trimestre del 2024, il numero di occupati è cresciuto di 226 mila unità (+0,9%), con un traino principale rappresentato dai dipendenti a tempo indeterminato (+1,9%) e dagli indipendenti (+3,0%). Tuttavia, emerge un dato preoccupante: il crollo dei contratti a termine, che in un anno sono diminuiti del 7,7%.
In sintesi, i dati dell’Istat dipingono un’economia che continua a generare posti di lavoro, ma la cui crescita si basa sempre più sul lavoro autonomo, mentre il precariato e l’instabilità sembrano persistere. La sfida per il governo e le parti sociali rimane quella di tradurre la stabilità numerica in una maggiore qualità occupazionale per i cittadini.