Stai beneficiando dell’Assegno di inclusione? Fa attenzione perché basta un piccolo particolare per perdere il sussidio.
L’assegno di inclusione ha preso il posto del Reddito di cittadinanza ma, su alcuni aspetti, è molto diverso da quest’ultimo e per perderlo basta davvero poco. Vediamo cosa non bisogna mai fare.
A partire dallo scorso gennaio, il vecchio Reddito di cittadinanza– nato nel 2019 su spinta del Movimento Cinque Stelle- è stato sostituito da un nuovo sussidio: l’assegno di inclusione. Questo nuovo aiuto è stato messo in campo dal Governo Meloni per aiutare i nuclei familiari più bisognosi. Per ottenerlo, infatti, è necessario che il reddito annuo sia pari o inferiore a 6000 euro.
Non solo. L’assegno di inclusione spetta solo a quelle famiglie al cui interno sia presente almeno un soggetto con disabilità oppure un minorenne o una persona che abbia già compiuto 60 anni o un soggetto preso in carico dai servizi socio sanitari. Pertanto, come si può intuire, i requisiti per ottenere questo nuovo beneficio statale sono ben più stringenti rispetto ai requisiti che erano necessari per ottenere il vecchio Reddito di cittadinanza.
Perdere l’assegno di inclusione è più facile di quanto si possa immaginare. Basta un piccolo dettaglio, un errore commesso da uno solo dei componenti della famiglia e tutto il nucleo familiare perderà il sussidio. In particolare c’è una cosa che non bisogna mai fare.
Se l’Inps ti ha riconosciuto il diritto a ricevere l’assegno di inclusione non per questo devi sentirti in una botte di ferro. Infatti il sussidio può esserti tolto in qualunque momento se fai una certa cosa. L’assegno di inclusione ha lo stesso importo e la stessa durata del vecchio Reddito di cittadinanza: 500 euro al mese- più eventuali altri 280 euro come contributo per pagare l’affitto- erogabili per 18 mesi e prorogabili per altri 12 mensilità.
Ma per il resto, il nuovo aiuto studiato dal Governo di Giorgia Meloni è parecchio diverso dal vecchio Reddito e perderlo è facilissimo. Ad esempio, se uno dei componenti della famiglia si licenzia mentre il nucleo familiare sta ricevendo il sussidio, allora si perderà l’aiuto. Stesso discorso se un familiare si è licenziato da meno di 12 mesi: in tal caso l’Inps non accetterà nemmeno la richiesta da parte di quella famiglia.
Si tratta di una regola ferrea per evitare che i soldi dell’aiuto finiscano nelle mani dei “furbetti“. Il Reddito di cittadinanza era decisamente più “soft” e in caso di dimissioni volontarie da parte di un familiare, l’Inps si limitava ad escludere il diretto interessato dalla scala di equivalenza.
Il Governo Meloni ha deciso di adottare una linea più rigorosa e far decadere il sussidio a tutta la famiglia in caso di dimissioni volontarie di uno dei componenti a meno che, naturalmente, non si dimostri che si tratta di dimissioni volontarie per giusta causa o per cambio di lavoro.
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