Ad essere messo sotto la lente d’ingrandimento per i magistrati europei è il requisito di dieci anni di residenza che era stato imposto
Una confusione. L’ennesima economica organizzata e pensata dal Movimento Cinque Stelle e a dirlo non è un parlamentare o un opinionista politica della buona ora, bensì la Corte di Giustizia Europea.
Per come è stata prospettata e descritta dai magistrati europei, si tratta di una vera e propria misura un po’ troppo pasticciata e mal organizzata quella dei Cinquestelle relativa al Reddito per gli stranieri, un modo, un altro, grazie al quale i grillini volevano contrastare la povertà, una misura nobile, ma bisognava fare in modo che non venisse assaltata da persone con pochi scrupoli, come in realtà è avvenuto.
Ma il problema non era tanto questo, o meglio non solo questo, anche perché secondo la Corte Europea questo provvedimento, così come era stato pensato e formulato era soprattutto una misura discriminatoria nei confronti degli stranieri residenti da lungo tempo in Italia.
A deciderlo e a dirlo nero su bianco non è qualcuno dell’opposizione, bensì una sentenza della Corte di giustizia europea, che ha deciso di far tornare al giudice italiano il fascicolo, impedendogli così di sanzionare penalmente e civilmente due imputate straniere che, secondo quanto ha indagato e perseguito la Procura di Napoli, avevano dichiarato il falso una volta inviata la domanda all’Inps, tanto che avevano scoperto che le due erano residenti da circa otto anni e non da dieci come invece richiedeva la legge.
Le due cittadine straniere avevano preso 3.414 e 3.187 euro in modo del tutto illegale. IL problema non è tanto quello che è stato sottratto, quanto, almeno secondo la Corte Europea, che l’Italia non può imporre a persone di paesi che vengono da altri Stati di risiedere per almeno dieci anni, sottolineando che gli ultimi due debbano avere una continuità, in modo da poter arrivare a prestazioni sociali.
E la motivazione è semplice, almeno secondo la Corte, perché costringere le persone a risiedere per almeno dieci anni viene considerato in contrasto con una direttiva Ue del 2003 che in Italia ha già dato sentenze a favore degli stranieri.
La Corte Ue non solo ha deciso in questa materia, ma ha anche voluto inserire nelle proprie competenze il Reddito di cittadinanza, e anche qui criticando modo e maniera.
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