La ragazza aveva 33 anni ed era scomparsa la sera dell’11 settembre dove era stata vista l’ultima volta a Palau in compagnia del noto imprenditore
Alla fine è stato lui. Deve essere ancora convalidato il fermo, ma a fare del male e, probabilmente, ad uccidere la povera Cinzia Pinna, di cui si erano perse le tracce dall’11 settembre, è stato il noto imprenditore del vino Emanuele Ragnedda. E’ stato lui a confessare della ragazza. Una svolta da parte della polizia.

Cinzia Pinna era stata ritenuta scomparsa dalla sorella Carlotta che dal 16 settembre, non avendo più notizie della sorella Cinzia, ha denunciato la sua scomparsa e ha tappezzato Facebook, Instagram e Tik-Tok e qualsiasi piattaforma social, di post sulla sorella, chiedendo a chiunque di avvisare la famiglia se c’erano notizie perché loro non ne sapevano più nulla.
Un martello, tanto che la foto della povera Cinzia non faceva che girare di telefonino in telefonino. Cinzia, che aveva 33 anni ed era di Castelsardo, era scomparsa la sera dell’11 settembre e da allora in tanti la cercavano e chiedevano notizie. L’ultima volta che era stata vista era a Palau, in compagnia di Emanuele Ragnedda, uno dei personaggi più noti della zona ma anche a livello nazionale, essendo uno degli imprenditori di vini più famosi. E’ colui che aveva prodotto quello che veniva definito il “vino bianco più caro d’Italia“. E a ben vedere perché le bottiglie costavano da 1400 a quasi 2000 euro.
Reghedda ha tentato di fuggire in mare
L’uomo, forse perché si considerava braccato, ha perfino tentato di fuggire in mare, ma è stato bloccato dai carabinieri anche perché la sua barca si è incagliata. Lui sostiene di non essere fuggito ma era andato a fare un giro in barca, ma poco dopo che era stato condotto in caserma, perché tutte le indicazioni e gli indizi portavano a lui, alla fine ha indicato dove era il corpo della povera ragazza e avrebbe anche confessato l’omicidio.
Ragnedda aveva saputo che i Ris di Cagliari stavano venendo a capo della situazione e lui, forse impaurito, ha ben pensato di darsi alla fuga. I carabinieri, in collaborazione con la Guardia costiera, l’hanno fermato mentre tentava di fuggire su un gommone.

Secondo quanto si è venuto a sapere, l’uomo era partito dal porticciolo di Cannigione sulla sua imbarcazione di 3 metri diretto a Baja Sardinia, dove si trova la casa di famiglia. I carabinieri del Ris di Cagliari erano al lavoro da giorni per terminare gli accertamenti all’interno di un casolare nelle campagne di Palau che appartiene all’imprenditore 41enne di Arzachena.
Cinzia Pinna era stata vista l’ultima volta proprio in un locale di Palau in compagnia di Ragnedda e di un altro giovane, un milanese di 26 anni. A testimoniarlo sono le telecamere e i video della sorveglianza. Per quel che riguarda il dipendente di Reghedda, fa il giardiniere e adesso è indagato per occultamento di cadavere. Ma quest’ultimo nega che ci sia stata una partecipazione i una situazione così orrenda.
Chi è Emanuele Ragnedda, il re del vino bianco
Ma chi è Emanuele Ragnedda? Un imprenditore molto famoso in Sardegna e in gran parte d’Italia, soprattutto per la sua famiglia e per aver prodotto il Vermentino Disco Volante. Emanuele è figlio di Mario e nipote di Francesco Ragnedda, famosi per la produzione di vino d’eccellenza, senza dimenticare che il papà Mario è niente di meno che uno dei fondatori della cantina Capichera.
Emanuele Ragnedda ha sfondato nel mercato del vino, facendo meglio dei suoi maestri, zio e genitore, per quello che è stato definito “il vino bianco più caro d’Italia”, ovvero il Vermentino Disco Volante Igt 2021.
Una delle bottiglie più famose d’Europa e anche una delle più care, tanto che a bottiglia si arrivava fino a 1.800 euro. E lui quasi si arrabbiava quando glielo facevano notare e con tono di spocchia replicava: “Stupirsi di cosa? Perché costano così tanto? È normale perché è ai livelli dei migliori vini francesi, anche meglio. È il suo prezzo e li vale tutti“.
Ed in effetti del Vermentino Disco Volante, annata 2021, già il nome dell’etichetta faceva capire tutto o quasi, andarono a ruba con oltre mille bottiglie prodotte. Emanuele è figlio unico, aveva un impero sotto di sé. E’ un rampollo di una dinastia di imprenditori geniali, tanto che il nonno Sebastiano diventò ricco grazie alla compravendita dei terreni e con la costruzione nella zona della Costa Smeralda fece milioni, grazie anche alla partecipazione di Karim Aga Khan.

Dei sei figli, Mario – padre di Emanuele – scoprì il filone del vino. Fondò un’azienda agricola e cominciò a produrre i Capichera, fra i più pregiati (e commercializzati) bianchi di Gallura. Cento ettari, 42 di vigne, 35 a uve vermentino, 3 mila metri quadrati di strutture per la vinificazione.
Un vero impero, ma adesso viene tutto messo a rischio per quanto è accaduto e per il terribile femminicidio di Cinzia Pinna.