“Ipnosi collettiva da smartphone” durante i concerti, cresce sempre di più l’allarme: anche perché gli appelli pare che non bastano
L’ultimo caso lo si è visto durante il Concertone del 1 maggio dove tantissime persone hanno affollato il Circo Massimo di Roma. Le stesse che, oltre a godersi lo spettacolo (si spera) degli artisti che si sono esibiti sul palco, non hanno potuto fare a meno di “catturare” quei momenti con l’utilizzo del loro smartphone. Proprio come se fosse una vera e propria malattia. Ed in parte, a tratti, pare che lo sia. Non sono bastati gli appelli anche da parte dei cantanti.
In primis Achille Lauro: “Tutti i cellulari in tasca, grazie. Domani lo raccontate“. Parole volate al vento visto che comunque gli spettatori non potevano davvero farne a meno. Pochi giorni fa ne aveva parlato addirittura Papa Francesco: “Lascia il cellulare ed incontra le persone”. Niente, sembra essere più forte di noi. Oramai l’essere umano non può affatto vivere senza il proprio dispositivo elettronico. C’è chi lo utilizza per lavoro (ci mancherebbe altro), ma molti perdono ore ed ore.
Lo sa benissimo Enzo di Frenna, simbolo dell’anti-tecnostress, che ne ha parlato nel corso di una intervista che ha rilasciato al sito “Adnkronos Salute“. Non solo durante i concerti, ma anche nella via del ritorno a casa. Magari nelle metro dove le persone stanno continuamente con il capo abbassato per fissare lo schermo. Il numero uno dell’associazione Netdipendenza Onlus ha voluto fare il punto della situazione.
Queste sono alcune delle dichiarazioni rilasciate dallo stesso di Frenna: “Perché sono qualcosa di fugace che alimenta una fugace notizia estemporanea. Qualcuno la leggerà, qualcuno per il tempo di una canzone metterà pure in tasca lo smartphone, ma poi di fatto tornerà alle sue abitudini“. Quello che serve per l’eserto è educazione digitale. Magari una formazione per poter addestrare le persone a gestire l’apparecchio da poter insegnare nelle scuole.
Si parla proprio di “ipnosi”. Tanto da non accorgersi di quello che si sta facendo: “Con il cellulare in mano si tende ad estraniarsi dalla realtà. Non si è più neanche consapevoli. Milioni di cellulari riprendono il palco e chi è dietro a quello schermo è ipnotizzato dalla realtà virtuale. Tra la persona e l’artista in quel momento c’è un filtro. Guardiamo alla realtà non più in maniera diretta, ma con gli occhi della videocamera, del cellulare. Un problema serio dal punto di vista psicologico“.
Immagini e filmati che finiranno sicuramente nel dimenticatoio. “Gli psicologi avevano lanciato diversi moniti in passato. E’ un’espressione della ‘telefono-dipendenza’. Con il cellulare si fa di tutto. E’ un’ipnosi sempre più dilagante. Senza dimenticare che grazie a loro si sta entrando l’intelligenza artificiale”.
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