L’Australia approva la prima legge mondiale che vieta i social media ai minori di 16 anni, con multe fino a 50 milioni di dollari per le piattaforme non conformi
Il paese down under ha compiuto un passo storico diventando il primo paese al mondo a introdurre una legge che vieta categoricamente l’utilizzo dei principali social media ai minori di 16 anni. Il parlamento australiano infatti ha approvato nei giorni scorsi definitivamente l’Online Safety Amendment Bill, l’emendamento per l’età minima di sicurezza, che entrerà in vigore entro dicembre 2025 e che vieterà a tutti i teenager di utilizzare le piattaforme social più popolari.
Soltanto in Italia sono poltre 40 milioni le persone che utilizzano quotidianamente i social network che indubbiamente hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare, di vivere e di lavorare. Nel complesso i social media, ai nostri tempi, sono davvero uno strumento potente e utile per la comunicazione e la condivisione di informazioni, ma è importante utilizzarli in modo responsabile e consapevole cosa che, evidentemente, potrebbe non accadere per chi ancora non ha tutti gli strumenti giusto per scindere le migliaia di informazioni che sono veicolate, come nei giovanissimi.
Se ne parlava da anni, ma fino ad ora nessun paese era arrivata a tanto, invece l’Australia ieri ha fatto la storia e dal 1 gennaio 2026 l’utilizzo dei social sarà vietato per gli under 16. Il governo di Camberra ha infatti varato una legge che proibisce l’uso dei principali social media, come TikTok, Instagram, Facebook, X e Snapchat vietati. Le sanzioni prevedono una multa fino a 50 milioni di dollari per le piattaforme che non impediscono la creazione o il mantenimento di account da parte di minori. Sono previste eccezioni per messaggistica, giochi online e servizi educativi o sanitari, compresi quindi YouTube e Google Classroom.
Con questa norma, l’Australia diventa il primo Paese al mondo a vietare completamente l’accesso ai social ai più giovani, una questione che da anni è già in discussione in molte altre nazioni. Negli USA, ad esempio, molti Stati hanno introdotto diverse restrizioni per l’uso dei social media da parte dei minori, in Spagna il governo ha presentato un progetto di legge simile, e anche la Francia è al lavoro su una norma che blocchi completamente l’accesso ai social ai più piccoli. In Italia, dopo il divieto ufficiale dell’uso degli smartphone a scuola fino alle medie, il dibattito si è fatto ancora più aperto e il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha lanciato una proposta per regolamentare l’accesso ai social attraverso un’identificazione chiara con l’obbligo di fornire la carta d’identità, oltre al divieto sotto i 16 anni.
Ora la svolta australiana potrebbe anche accelerare l’iter in altri paesi, il governo aussiee, tra l’altro ha introdotto una modifica sostanziale della responsabilità, infatti l’onere della verifica dell’età ricadrà interamente sulle piattaforme social, non sui genitori o sui minori stessi, segnando un cambio di paradigma significativo nella responsabilizzazione delle big tech. Uno studio interno ha fornito dati allarmanti che hanno convito per la necessità dell’intervento normativo, rivelando che quasi due terzi degli australiani di età compresa tra 14 e 17 anni hanno visualizzato contenuti estremamente dannosi sui social media, inclusi materiali riguardanti abuso di droghe, suicidio, autolesionismo e contenuti violenti.
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