Nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Foglio” è intervenuto Gianfranco Fini: quest’ultimo si è soffermato sulla vicenda che riguarda Emanuele Pozzolo
Anche Gianfranco Fini ha voluto esprimere il proprio pensiero sul deputato di Fratelli d’Italia (a quanto pare quasi ex) Emanuele Pozzolo, lo stesso che sta scatenando una vera e propria bufera all’interno della politica. L’ex presidente di ‘Alleanza Nazionale‘ che, nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano “Il Foglio“, ha rivelato un aneddoto che molto probabilmente nessuno conosceva.
Queste sono alcune delle sue parole: “Tra il goliardico e l’approssimativo i casi sono pochi. I parlamentari di Meloni sono circa 150: finora quelli, diciamo, irregolari saranno cinque o sei. Ricordo che quel tizio, quando ero presidente di An, lo allontanammo, senza nemmeno espellerlo, dalla federazione di Vercelli perché era un violento estremista verbale. Di questo caso se ne occupò Donato Lamorte, capo della mia segreteria politica. Capimmo che era un balengo e lo accompagnammo alla porta”.
Senza nemmeno mai nominarlo, però, si capisce chiaramente che il suo riferimento non può che essere per Emanuele Pozzolo. La vicenda del deputato di Fdi e di quella pistola utilizzata, con tanto di spari, per festeggiare il Capodanno è diventato un caso nazionale. Anche perché il colpo ha ferito un uomo che era presente alla festa. Fini ha affermato che non solo Pozzolo venne cacciato dal suo partito, ma nemmeno molti.
Ed il motivo lo ha spiegato con queste parole: “Perché tutto un armamentario nostalgico si staccò prima, non ci seguì. Ricordo i miei amici che mi davano del traditore. Altri tempi, che ricordi. Ma all’epoca avevamo la presunzione di uscire dalla casa del padre senza fare mai più ritorno”.
In conclusione l’ex presidente della Camera ha aggiunto: “Se serve una nuova Fiuggi per Giorgia Meloni? Credo di non essere la persona adatta per rispondere, anche perché non spetta a me a dirlo. Di sicuro vanno aperte le porte, servono energie nuove stando accorti alle persone, verificandone gli intendimenti politici. Tuttavia certi processi sono irreversibili. Il brand è lei e le europee lo confermeranno. Il che non vuole dire che non debba migliorare la sua classe dirigente, ma Giorgia non ha fretta né bisogno di strappi repentini”. “Deve essere più liberale, questo sì, a partire dai diritti”.
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