Paolo Natale, politologo dell’Università Statale di Milano, fa il punto sui sondaggi in un’intervista a ‘Italia Oggi’ e conferma quanto ipotizzato in passato.
L’ultima tornata elettorale ha visto il centrodestra confermarsi. Discorso diverso, invece, perla sinistra, che ha vinto in contesti molto particolare come quello di Foggia. “L’attuale maggioranza ha sicuramente superato il test – spiega Paolo Natale, politologo dell’Università Statale di Milano, in un’intervista a Italia Oggi – per quanto riguarda il comune pugliese, si tratta di un risultato che non fa testo. L’arrivo di una candidata civica appoggiata da tutte le forze progressiste ha rappresentato una boccata d’ossigeno dopo anni complicati. Ricordiamo che l’allora sindaco di centrodestra è sotto processo“.
Quindi elezioni che non hanno cambiato molto il quadro generale. “In caso di elezioni politiche immediate, il centrodestra vincerebbe con risultati superiori al 46%. FdI e Lega sono in crescita mentre Forza Italia è leggermente in calo, ma in questo caso non abbiamo assistito ad un crollo totale come ipotizzato da molti dopo la morte di Berlusconi“, sottolinea Paolo Natale.
Paolo Natale sottolinea come il consenso nei confronti del premier resta alto “ed è quasi di un elettore su due. Per quanto riguarda, invece, quello sul governo, ci troviamo intorno al 45%“.
Giorgia Meloni che si è trovata in questi giorni a dover affrontare anche la vicenda personale della separazione. “Ha confermato l’immagine di un presidente del Consiglio forte, solida e non ricattabile anche nella vita privata oltre che in quella pubblica – spiega il politologo – una solidità che fino a questo momento è stata premiata anche in politica estera dove è riconosciuta come interlocutrice autorevole“.
Natale in questa intervista si sofferma anche su Pd e M5s: “Nei dem non c’è stata la scossa con l’arrivo di Schlein. Il partito resta bloccato intorno al 19%. Diciamo che l’elettorato, che negli anni scorsi si era allontanato, non è tornato. E il demerito è anche della segretaria, che non sembra essere in grado di incidere sui temi del dibattito e sull’agenda delle priorità“.
Discorso diverso, invece per quanto riguarda il M5s. “Loro sono in crescita, ma gli elettori si identificano solo in Conte – rivela il politologo – possiamo parlare di un consenso personalistico, dunque meno radicato e più labile“.
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