La questione della sicurezza nelle carceri italiane rappresenta una delle sfide più complesse e pressanti per il sistema giudiziario e per l’intera società.
Nonostante gli sforzi e la dedizione del personale penitenziario, il livello attuale di sicurezza è spesso messo a dura prova da una serie di fattori critici, tra cui il cronico sovraffollamento. I recenti fatti di cronaca offrono uno spaccato preoccupante di questa realtà. Solo negli ultimi mesi, si sono registrati numerosi episodi che evidenziano le criticità del sistema. Ad esempio, a Regina Coeli a Roma, a Rebibbia, e in altri penitenziari come quello di Opera a Milano o Ucciardone a Palermo, sono stati scoperti e sequestrati con regolarità microtelefoni, utilizzati dai detenuti per comunicare illegalmente con l’esterno, organizzare traffici illeciti o persino intimidire testimoni. Questi episodi, spesso riportati da testate come ANSA, Repubblica o il Corriere della Sera, sottolineano la difficoltà di monitorare e prevenire tali attività illecite, nonostante i controlli.

Un altro aspetto critico è rappresentato dagli episodi di violenza e dalle aggressioni al personale. Casi di agenti penitenziari aggrediti o minacciati, spesso da detenuti con problemi psichiatrici o legati ad ambienti criminali, sono purtroppo frequenti e trovano eco in numerosi resoconti giornalistici e nelle denunce dei sindacati di categoria (ad esempio, le segnalazioni del SAPPE o dell’OSAPP). Questi eventi non solo mettono a repentaglio l’incolumità del personale, ma minano anche la capacità di mantenere l’ordine e la disciplina all’interno delle mura carcerarie. La costante pressione e il rischio elevato contribuiscono a un clima di tensione che rende ancora più arduo il compito di garantire la sicurezza per tutti.
La proposta di Fratelli d’Italia: un “Servizio Segreto” e il rafforzamento del Penitenziario
Di fronte a questo quadro complesso, il partito Fratelli d’Italia ha avanzato una proposta ambiziosa e destinata a generare un ampio dibattito. L’istituzione di un nuovo servizio segreto specificamente dedicato al contesto penitenziario, con l’introduzione di “guardie 007 infiltrate” direttamente nelle celle. Questa iniziativa, che potrebbe presto approdare a Palazzo Chigi, mira a dotare l’Amministrazione Penitenziaria di strumenti più incisivi per contrastare la criminalità organizzata, il terrorismo e le minacce interne che proliferano nelle carceri.
Il principale promotore di questa visione è il Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, il quale ha più volte sottolineato la necessità di dare maggiore autonomia e poteri all’Amministrazione Penitenziaria. L’idea di fondo è quella di superare l’attuale frammentazione delle informazioni e delle competenze. La proposta prevede la creazione di un vero e proprio “nucleo investigativo” composto da personale penitenziario altamente specializzato e addestrato per operare in incognito.

Questi “agenti infiltrati” avrebbero il compito di monitorare le conversazioni, identificare i leader delle organizzazioni criminali all’interno delle mura carcerarie, sventare piani di fuga, individuare traffici illeciti e prevenire fenomeni di radicalizzazione. L’obiettivo è quello di “anticipare” le minacce, piuttosto che reagire ad esse, fornendo informazioni cruciali per le indagini e per la prevenzione di gravi reati.
Questo nuovo “servizio segreto penitenziario” sarebbe dotato di strumenti e risorse specifiche, con un focus particolare sull’intelligence. Delmastro ha espresso la convinzione che, per garantire una vera sicurezza, sia fondamentale dotare l’Amministrazione Penitenziaria di “tutti gli strumenti necessari per l’assolvimento dei compiti di istituto”. Inclusi quelli di “intelligence e prevenzione”. La proposta si inserisce in un quadro più ampio di rafforzamento del ruolo e delle competenze del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), che vedrebbe accrescere la propria autonomia e capacità operativa.