Decine e decine di specie sono state uccise dalla fioritura di “Karenia mikimotoi” che nelle ultime settimane ha invaso la costa meridionale del Paese riducendo l’ossigeno nell’acqua e provocando così la moria di pesci
L’Australia meridionale è alle prese con un parassita marino che sta lentamente, ma inesorabilmente distruggendo la biodiversità del luogo. L’alga killer già a metà marzo copriva 4400 km quadri di superficie marina, ma attualmente la situazione sta precipitando, nonostante il raffreddamento delle acque nel pieno dell’inverno australe. Le autorità competenti non riescono a trovare un rimedio per la distruzione di intere specie di pesci con ingenti ripercussioni anche sull’attività di pesca della zona.

Gli scienziati concordano nell’identificare la causa principale del fenomeno: un’ondata di calore marino senza precedenti, con temperature dell’acqua 2,5 gradi superiori alla media stagionale. Questo riscaldamento anomalo, probabilmente legato al cambiamento climatico, combinato con condizioni oceaniche particolarmente stabili, ha creato l’ambiente ideale per la proliferazione dell’alga.
L’alga killer che sta uccidendo i mari australiani
Da marzo 2025, le acque dell’Australia meridionale sono teatro di un fenomeno che sta attirando l’attenzione di scienziati e autorità di tutto il mondo. Una massiccia fioritura di alga Karenia mikimotoi, tossica per la fauna ittica, sta alterando l’ecosistema marino, inducendo la morte di centinaia di creature acquatiche. A un primo esame l’alga non sembrerebbe risultare tossica per l’uomo, ma può causare alcune reazioni allergiche. Diversi surfisti, infatti, hanno riportato sintomi come tosse persistente, irritazione degli occhi e della cute. Un problema invece devastante per quanto riguarda l’ecosistema e la biodiversità della zona che sta lentamente soffocando sotto l’azione e la diffusione di questa vera e propria alga killer.

In pratica questa specie di schiuma bianca, che si viene a formare sul pelo dell’acqua, agisce come una coperta tossica che soffoca la vita marina. Può ostruire le branchie dei pesci impedendo loro di respirare, causare emorragie attaccando i globuli rossi e persino danneggiare il sistema nervoso degli animali marini, provocando comportamenti anomali. Infatti è sempre più frequente vedere morie di pesci arrivare fino a riva, squali, razze, e altri pinnati, ma anche calamari, seppie, polpi e crostacei come granchi, aragoste e gamberi. Tutti finiscono per morire asfissiati sotto i colpi dell’alga.
Un danno per l’ecosistema e per la pesca della zona
Uno spettacolo devastante soprattutto quello lungo le spiagge di località turistiche come Kangaroo Island, la penisola di Yorke e la penisola di Fleurieu, con centinaia di carcasse di oltre 200 specie di pesci differenti puntualmente rigettati a riva dalla risacca. Le prime avvisaglie del problema risalgono a marzo, quando i bagnanti hanno segnalato la presenza di una schiuma densa sulla superficie dell’acqua nel sud dell’Australia poi il fenomeno è dilagato arrivando anche a ridosso delle grandi città come Adelaide. Secondo gli scienziati, il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e la durata delle ondate di calore marine in tutta l’Australia, con conseguenze gravi sugli ecosistemi marini.

Un vero e proprio flagello che le autorità locali stanno cercando di arginare, ma per disperdere le alghe sarebbero necessari dei forti venti occidentali, ma le attuali condizioni meteo in Australia ne stanno ritardando l’arrivo. Intanto, come risposta a questa crisi, il governo federale ha annunciato un pacchetto di aiuti finanziari di 14 milioni di dollari australiani (circa 9,1 milioni di dollari USA) destinati alle attività di pesca colpite, alle operazioni di bonifica e alla ricerca per migliorare la preparazione futura.